Non proprio buoni: il soggetto della seconda stagione.

La televisione pubblica alla fine aveva scaricato Capitetti.

-Lei non capisce proprio, non vuole capire. Aldilà del fatto che il progetto possa essere per qualche verso anche interessante, lei va contro delle chiare scelte aziendali.

-Ma io ho cercato di raccontare la realtà quotidiana di questi ragazzi, e quello che succede in un contesto sociale di abbandono.

-Lei propone una lettura estremamente eversiva del problema. Lei fomenta rivolte. C’è troppa violenza, c’è troppo odio, c’è discriminazione al contrario. Non lo capisce?

-Lei è solo un borghese. Maschio, caucasico, cattolico, abile. Non può capire il dramma della discriminazione.

-Lei è solo un cretino invece, e probabilmente il dramma della discriminazione può capirlo meglio di me in funzione del suo essere un completo mentecatto. Sulla rete nazionale, su questa rete, abbiamo già trattato il tema della diversità, ma coi colori e la delicatezza che si confà a queste tematiche. I ritardati vengono descritti come buoni e genuini, e ci devono essere degli adulti maturi che li guidano e li aiutano, e degli adulti figli di puttana che invece provano a fregarli. Il ritardato può, in qualche caso, farcela di propria sponte, ma è ovvio che poi per risolvere la faccenda in toto debba venire aiutato. È giusto, è istruttivo, è rassicurante. Lei invece è un impiastro.

-La smetta di chiamarli ritardati, qui l’unico ritardato è lei.

-Capisco bene il significato di quell’adagio che dice che un laureato in ingegneria che di professione non fa l’ingegnere ha qualcosa di losco da nascondere. Ora se ne vada. Tenga presente che lei non lavorerà più per noi, né ora, né mai.

Capitetti se ne andò, contento di essersi tenuto la propria dignità e di essersi scrollato di dosso la costrizione del dover annuire obbligatoriamente al suo committente.

La rete televisiva direttamente concorrente si dimostrò decisamente più interessata al progetto, ma proponendo tutta una serie di modifiche.

-Vede Ingegnere, a noi interessa dare un’idea di questi ragazzi di estremo dinamismo. Ok, ritardati nella vita di tutti i giorni, ma che ne so, molto bravi ad usare il computer, o dei maghi dei videogames, o dei pianisti eccezionali che non si sanno legare le scarpe, o perché no, delle teste d’uovo in grado di riformare il sistema fiscale italiano con una mossa tipo uovo di colombo, eggsplosive! Insomma, vorremmo dei ragazzi maggiormente inseriti nel sistema liberista, bravi col marketing, col turismo, con l’attrarre investimenti. Non tanto uber-down, quanto piuttosto smart-down, o addirittura top-down…

-Ma quindi, come si può coniugare il soggetto che ho scritto con quello che voi richiedete?

-No vabbè, un po’ bisogna riscriverlo, un po’ bisogna aggiustarlo. Però ecco, io il soggetto guardi che gliel’ho letto per bene. Per esempio Marlboro invece di fare le rapine ai tabacchini potrebbe gestire una sala scommesse. Ecco, lui invece di malmenare i ragazzi di destra coi suoi compagni di giuochi, potrebbe invece aprire una associazione con questi ragazzi di destra, che poi sono anche tanto impegnati col volontariato, mi segue?

-Ma la linea narrativa vedeva un progressivo divergere dal mondo del volontariato, in favore invece di una deriva action-rivoluzionaria.

-Mannò ecco, il messaggio che noi vogliamo mandare è quello di un’integrazione, sfruttando gli strumenti che la modernità ci fornisce. La questione violenza, beh, quella, poi vediamo. Noi Marlboro lo vorremmo più con dei grossi occhiali da vista, camicia a quadri nei pantaloni, bretelle, e bravissimo a fare dei grafici con excel, con tutte le varie macro del caso. Poi per carità, nelle scene in esterno in cui interagisce con i suoi amici potrebbe anche avere un po’ di brillantina, ed una bella maglietta di appartenenza politica, tipo Decima Mas (X-Mas). Mi segue?

Capitetti capì l’inganno. Ci teneva al fatto che il suo sceneggiato venisse prodotto, ma aveva anche ben presente gli interessi di quell’azienda, e la sua particolare abilità nel livellare qualunque prodotto ai bassissimi standard del pubblico. Niente di più di quello che la media del pubblico poteva capire. Già immaginava questi ragazzi ballare in un night club con decine di prostitute, in un lunghissimo inno agli Ottanta, in cui sarebbe stata compressa una morale di ritorno propria di quel conservatorismo di facciata, del tipo che le falene che troppo si avvicinano al fuoco finiscono con il bruciarsi. Un po’ nerd, un po’ fascisti, un po’ intellettuali da quattro soldi, un po’ a giocare con una di quelle macchinette per contare i soldi. Temeva lo snaturamento totale dello sceneggiato, che sarebbe stato il funerale dell’idea che c’era dietro quel progetto.

Tentò infine con il nuovo canale di distribuzione, quello degli sceneggiati in streaming.

-Allora, glielo specifico subito, ci stanno alcune modifichine da fare, ad esempio non mi pare che siano ben rappresentate all’interno del progetto le minoranze sessuali e quelle etniche, ma questi sono puntini sulle i, i nostri sceneggiatori ci mettono poco ad inserire un po’ di bisessuali o a trovare personaggi secondari o comparse di tutti i colori. Per il resto il progetto ci piace molto. Si tratta solo di aggiungere un po’ di meltin’pot e di United colors of Benetton, quella roba là insomma.

Capitetti da una parte era contento, ma dall’altra temeva le consuete pressioni e forzature.

Venne rassicurato:

-Io ho capito bene il messaggio che c’è dietro il suo progetto. La lotta per l’emancipazione, la diversità come ricchezza, la forza dell’amicizia, del gruppo, l’ascesa di chi non ha niente da perdere. Per Aspera ad Astra! Ci mancherebbe.

-Immagino che però a questo punto ci sia un “ma”.

-Difatti, difatti. Come forse saprà la nostra piattaforma sforna mensilmente molti sceneggiati, dei più differenti generi. A differenza dei canali statali o di quelli privati, i nostri prodotti sono diretti specificamente ad un pubblico giovane, un pubblico che se ne fotte abbastanza dei “grandi temi etici” e dei grandi “tabù” che solitamente vengono imposti alle produzioni cosiddette standard. A noi interessano prodotti che risultino nuovi, entusiasmanti, e che facciano rimanere un po’ sotto il pubblico, tipo le sigarette, la cocaina, l’eroina, etc. Prodotti di consumo che diano dipendenza, e che facciano sottoscrivere abbonamenti.

-E quindi?

-E quindi ce ne frega relativamente il giusto della qualità, delle serie antologiche, della perfezione dell’opera. Ci interessa lasciare spiragli, per continuare a costruire storie. Qualche personaggio muore per far emozionare il pubblico, qualcun altro campa. Gli amori che devono sbocciare non sbocciano mai del tutto, a causa di qualche fattore esterno; sia chiaro, non nella prima stagione almeno. Deve rimanere un retrogusto di incompiuto, per potere ricamare secondariamente. Vanno lasciati spazi alla speculazione, così che il pubblico possa discuterne estensivamente su internet, producendo traffico e pubblicizzando ulteriormente il prodotto. Si deve creare un interesse per la fiction che sia superiore a quello per l’attualità. Vendiamo sogni, proprio come qualsiasi spacciatore.

Il delegato se la rideva parecchio e poi continuava ad incalzare:

-Veniamo al punto, ci interesserebbe già da adesso una seconda stagione, perlomeno come impianto narrativo. Poi non si preoccupi del resto, la questione sceneggiatura la risolviamo noi, abbiamo un sacco di bravi autori e di altrettanti bravi programmi per computer che scrivono in automatico i dialoghi. Siamo all’avanguardia. Lei ci deve solo restituire la sua visione di come procede la trama principale. Agli amori e ai pruriti sessuali della banda dei “non proprio buoni” ci penseranno i nostri stagisti; sono tutti giovani e pieni zeppi di ormoni, verranno fuori delle belle sottotrame…

-Se la mette così, va bene.

L’azienda fornì a Capitetti un assegno per tirare avanti qualche mese. Gli dissero che gli avrebbero corrisposto il resto nella fase di produzione. Aggiunsero che avrebbe avuto un certo controllo dell’opera, ma che avrebbe dovuto rispettare le scelte etiche dell’azienda rispetto al tema dell’inclusione.

Non appena giunto a casa ricorse nuovamente al medesimo cocktail di caffè, zucchero ed olio, che aveva utilizzato durante la prima stesura, portando questa volta lo zucchero a saturazione.

Assunse anche un paio di compresse di un antidiarroico di una nota marca, per evitare sgradevoli interruzioni da decollo colico.

La seconda stagione sarebbe dovuta cominciare dove era finita la prima. Il traghetto al tramonto, con Marlboro che saliva su una delle panchine esterne del ponte e cominciava la sua arringa:

-Fratelli e sorelle oggi facciamo la storia. Ci troviamo finalmente uniti davanti a questo tramonto, che per noi però è l’alba di una grande battaglia. Dovremo essere veloci come le volpi o le faine che scannano i polli nei pollai. La libertà che ci apprestiamo a mordere potrebbe essere uno di quei bocconi dolci che diventano amari in un secondo momento, ma questo dipenderà dalle nostre capacità. Non ci possiamo permettere leggerezze, e se mi permettete, non possiamo permetterci di agire da ritardati.

Sarebbe seguito un lungo piano sequenza che da una parte avrebbe presentato i nuovi acquisti della seconda stagione del gruppo dei “Non proprio buoni” e dall’altra sarebbe stato funzionale al descrivere il misto di sorpresa e giubilo dei “cosiddetti normali” che applaudivano Marlboro senza capire il reale significato del suo discorso, cioè il fatto che si trattasse di una sorta di dichiarazione di guerra.

-Per troppo tempo siamo stati sfruttati. Per troppo tempo siamo stati ostaggio degli assistenti sociali o dei servizi di igiene mentale. Per troppo tempo ci hanno chiamato ritardati, ci hanno fatto l’elemosina con dei lavoretti da quattro soldi. Per troppo tempo abbiamo sentito sulla nostra faccia quelle che sembravano carezze, ma che erano un modo caritatevole di qualche “cosiddetto normale” di apporre sulla propria giacca qualche gagliardetto da pubblicità progresso. Noi non vogliamo carità, non vogliamo benedizioni, non vogliamo la pietà. Vogliamo l’indipendenza, il diritto di essere liberi, di coltivare la terra, l’auto-sostentamento, vogliamo il diritto di riprodurci in un territorio che sia il nostro.

I nuovi ed i vecchi affiliati avrebbero applaudito con forza. I cosiddetti normali avrebbero cominciato invece ad essere perplessi e confusi.

-Quelli che ci danno ordini tutti i giorni, i “cosiddetti normali”, sono gli stessi che rubano i soldi delle tasse e che fanno ogni giorno nuove guerre. Noi non vogliamo essere confusi con loro. Il nostro Stato sarà pacifico, ci limiteremo a difendere i nostri confini in caso di invasione. Il nostro Stato sarà la casa per quelli come noi che non tollerano più di vivere in un mondo dove non sono rispettati. Dimostreremo al mondo che non siamo dei pagliacci.

Sul ponte ci sarebbe stato un gran levare di voci e di sigarette accese, per rimarcare il concetto di autonomia, e di intolleranza verso l’ambivalente e manipolatoria morale di chi li aveva fino a quel punto tenuti in pugno.

-Ci soffiamo il naso con la vostra morale a doppia mandata.

Avrebbe riecheggiato Asso: -Anzi, ci puliamo il culo!

Ulteriori risate, ulteriori fermenti, un fremere di bollenti spiriti, un frinire di parolacce.

Articolate prese di posizione urlate un po’ da tutti:

-Il culo ce lo puliamo da soli!

-Abbiamo il diritto di fumare sigarette.

-Se mi accarezzate ancora la testa vi faccio ingoiare i denti.

-Meglio un cromosoma in più che un cromosoma in meno.

-Servirà la cenere per concimare i campi.

-Per fare la cenere, ci sarà bisogno del fuoco.

-Veniamo dal basso, ma voliamo alto.

-Meglio un giorno da trisomico, che cento da impiegato.

-Meglio faine che cani da caccia!

-Viva Che Guevara, viva la Repubblica delle Rose, viva il Sessantotto.

Gli addetti alla sicurezza della nave presero ovviamente sottogamba quei segnali.

-Ma guarda come si divertono con poco. Vorrei essere pure io come loro.

-Non esagerare però.

Alle ore venti sbarcarono. Il piano era di dividersi allo sbarco per radunarsi poi in prossimità degli obiettivi specifici: il municipio, il comando dei carabinieri, il comando dei vigili, ed infine gli uffici di Canale Elba, la televisione locale.

Erano dotati di armi di fortuna, quasi nessuna arma da fuoco, prevalentemente mazzette, cacciaviti, coltelli, martelli, ed altri tipi di arma da taglio, da punta o contundenti. Armi bianche come i loro pallidi visi.

Durante i mesi di collaborazione online e di costituzione del movimento, Marlboro e gli altri avevano istruito i loro accoliti con dozzine di tutorial video, dove l’esaltato di turno illustrava tecniche di auto-difesa o di franca aggressione. Maestri di arti marziali canonici, o classici buttafuori. Li chiamavano “i grandi maestri di Youtube”. Stimavano questi guerrieri moderni per la condivisione della loro saggezza, ma sapevano che al momento giusto sarebbero stati in grado di affrontare anche loro, qualora si fosse reso necessario per la causa.

Si raggrupparono nei punti di raduno e fecero irruzione. Marlboro comandò il contingente principale, quello che avrebbe fatto irruzione nel comando dei carabinieri. Citofonarono, e si aprì il cancello. Il piano, nella sua relativa semplicità, prevedeva di scardinare il sistema sfruttando tutti gli stereotipi relativi alla sindrome di down. Era difficile sospettare di quei faccioni così associati alla benevolenza e all’inoffensività.

Il cancello si aprì. Gli agenti all’interno del comando si trovarono fortemente perplessi nel comprendere la situazione. Una quarantina di ragazzi disabili, armati di armi di fortuna, erano entrati nel comando.

Il loro capo con una bandana rossa in testa declamava in modo sostenuto:

-Deponete le armi. Qui ora comandiamo noi. Ogni resistenza causerà uno spargimento di sangue innecessario. Lasciateci quello che chiediamo, e vi lasceremo andare in pace.

I carabinieri nel comando durante il turno notturno erano in netta inferiorità numerica, e quasi tutti al di sotto dei trent’anni. Tutti relativamente giovanili, sfoggianti dei doppi tagli alla moda. Caddero a piedi uniti nella trappola del pietismo frammisto alla facile battuta.

-Che cazzo è? Scherzi a parte? Dove sta la telecamera?

Mentre se la ridevano di gusto vennero immobilizzati e legati. Non ci furono vere colluttazioni. Erano davvero convinti di essere vittime di un qualche scherzo televisivo. Praticamente collaborarono, ma per il motivo sbagliato. Ci misero una buona mezz’ora a realizzare che non c’era nessuna troupe televisiva nascosta. Continuarono per tutta quella mezz’ora a fare battute simpatiche, convinti di andare davvero in onda, cercando allo stesso di tempo di figurare come ragazzi svegli che non avevano abboccato allo scherzo.

Al contrario i vigili opposero maggiore resistenza al gruppo capitanato da Asso, e questi si trovarono a dover fare uso della violenza. Il tutto si concluse senza morti, ma con alcuni feriti sia tra i vigili che tra i ragazzi. La municipale si dimostrò, proprio come sulla cronaca locale, una forza di polizia dal grilletto facile.

Disse Asso: -Le nostre ferite sono reali, così come il sangue che scorre da esse. Ma una rivoluzione non si fa solo a colpi di proclami.

Il municipio e la stazione televisiva vennero presi senza grosse difficoltà, con resistenze minime da parte degli inservienti che li presidiavano.

Successivamente alla conquista dei punti strategici cominciarono le incursioni nella città, volte a seminare il caos e a provvedere allo sgombero; molti dei civili trovati per strada, sotto minaccia, vennero fatti concentrare nel porto.

I ragazzi erano molto seri. Il danese, davanti ai civili radunati al porto, si fece portavoce delle loro istanze:

-Non ci servono degli ostaggi. Al primo traghetto in arrivo dovrete lasciare l’isola. Chi non lo farà verrà gettato in mare con divieto di riapprodo. Diversamente, Nettuno sarà il vostro boia.

Durante la notte, all’interno dell’Isola, si diffuse la notizia del “colpetto di Stato”. Vennero contattati i membri delle forze dell’ordine ubicati sull’isola ma fuori servizio.

A quel punto la trama sarebbe dovuta proseguire seguendo una nottata ricca di trambusti e piccoli conflitti, con un certo numero di ragazzi uccisi dai cani sciolti della polizia o da qualche altro residente col grilletto facile.

Gli stessi residenti sarebbero stati i più rigidi ad opporsi all’invasione dei “Non proprio buoni”. Mentre si avvicendava la conta dei caduti da entrambe le parti ci sarebbe stata la dichiarazione d’indipendenza, fatta da Marlboro congiuntamente sui social media e su TeleElba, sui testi originali scritti con la collaborazione del Danese:

-Ciò che noi chiediamo in quanto libera associazione di ex cittadini italiani è l’esercizio di potere ed auto-amministrazione sul territorio dell’Isola d’Elba. Ci dichiariamo indipendenti rispetto allo Stato Italiano, e dichiariamo la nascita di una monarchia, basata sul lavoro, sul turismo, sulla pesca e soprattutto sull’agricoltura. Ci dichiariamo patria di tutti i trisomici del mondo e disponibili ad accogliere tutti gli esuli che vogliano vivere una vita basata sull’indipendenza dal pietismo dei “cosiddetti normali”. Se ci attaccherete risponderemo con forza. Quest’isola, inoltre, da ora in avanti verrà detta isola del Ventuno, o in alternativa, l’isola del Punteggio pieno del Blackjack.

Dietro Marlboro campeggiava il blasone dei “Non proprio buoni” raffigurante le tre carte francesi: il re di picche, il sette di picche e l’asso di picche.

Capitetti considerava che il soggetto scritto fino a quel punto potesse coprire i tre quarti abbondanti della stagione, da sceneggiare praticamente nel contesto di un’unica notte, restituendo un’accelerazione narrativa che avrebbero gradito soprattutto i giovani, drogati di emozioni forti e ritmi serrati. Era certo che gli sceneggiatori sarebbero riusciti a valorizzare il contesto urbano e naturale dell’isola, per inserire assalti, barricate, scontri leggeri, ovviamente qualche tradimento, qualche sotto-intrigo, ed atteggiamenti ambivalenti da parte degli Elbani, una cui frangia avrebbe potuto contro i propri stessi interessi accettare le pretese dei “Non proprio buoni”.

Propose tuttavia diversi possibili finali:

-Finale numero uno: Simil-isola delle rose, ma più pulp.

All’alba l’isola veniva raggiunta dalle motovedette di Finanza e Guardia Costiera. L’intero gruppo dei “Non proprio buoni” veniva rapidamente sottomesso, con modalità tuttavia abbastanza cruente. Al termine della risoluzione però, il clamore mediatico generato avrebbe acceso numerosi focolai di emancipazione della popolazione trisomica, in tutta Europa e nel resto del mondo. Prima dell’epilogo Marlboro sarebbe stato crivellato da mezzo centinaio di proiettili, mentre percuoteva con un tubo metallico un finanziere, diventando sostanzialmente il Che Guevara della sua causa.

-Finale numero 2: Soft a basso contenuto di violenza.

Dopo aver finalmente ottenuto il controllo dell’Isola i giovani si preparavano ad affrontare l’intervento militare, il quale tuttavia veniva fortemente osteggiato dall’importante pressione mediatica generatasi dopo la diffusione virale del proclamo di indipendenza registrato da Marlboro. Più nazioni riconoscevano a sorpresa, ed in via ufficiale, la liceità della sovranità richiesta dai “Non proprio buoni”. Si generavano i presupporti per una crisi di governo, a seguito delle differenti disparità di veduta che si erano venute a creare all’interno del Governo Italiano, rallentando l’eventuale intervento. Israele e la Francia inviavano aiuti economici all’isola del 21, e lo Stato Italiano era costretto a sbloccare le partenze da Piombino dei numerosi giovani Down Europei che intendevano stabilirsi sull’Isola. Marlboro veniva infine ufficialmente incoronato Re dell’Isola, ed aveva inizio l’esistenza della pacifica monarchia dell’Isola del Ventuno.

-Finale numero 3: Agli Elbani non gli devi cacare il cazzo.
I residenti, auto-organizzati, e con limitato sostegno da parte delle forze di polizia presenti sull’Isola rispondevano alla violenza con violenza, in una rapida escalation che vedeva i giovani infine battuti, e molti di loro uccisi, in modo particolare i più facinorosi tra di essi, e praticamente tutti i membri del nucleo originale.

-Finale numero 4: Il piano Z, rimarrà soltanto cenere.

I ragazzi messi in difficoltà dagli isolani e dalle forze di polizia stanziate sull’isola, alle prime luci del mattino ricorrevano all’extrema ratio. Appiccavano numerosi incendi sull’isola, sia tra gli edifici che nella selva. All’alba, tinta di rosso, l’intera isola risultava in fiamme. Sarebbe seguita una carrellata sui cadaveri di persone ed animali carbonizzati. Si sarebbero spesi non pochi quattrini per le riprese dei Canadair che raccoglievano l’acqua per domare gli incendi. L’esito complessivo dell’impresa dei “non proprio buoni” sarebbe consistito in un miserabile fallimento. Il destino dei protagonisti rimaneva ignoto, ad eccezione di quello di Marlboro, che agonizzante a causa di un colpo di pistola ricevuto in addome, accendeva la sua ultima sigaretta da un tizzone ardente ai piedi di un edificio, e mentre inspirava la sua ultima boccata di fumo, immaginava di venire incoronato re dell’Isola.