Harakiri Scarso.

-Non esiste scritto su cui riesca ad impormi, più.
-Magari non ci stai provando abbastanza?
-La ragionevolezza è una posizione forzata.
-Non più della tua di posizione.
-Non è così facile evadere da un ruolo. Soprattutto quando tra i possibili, si è scelto il maggiormente aderente alla propria natura intima. Cucito addosso. Solo lievemente riplasmabile intorno all’ambiente.
-È in ragione del tuo costume di scena che non riesci più a mettere parole in fila?
-Diciamo che è una delle ragioni.
-E come mai? È un costume con le maniche chiuse che impedisce di usare le mani in modo congruo?
Una risata strozzata.
-La questione è più che altro inerente, carissimo, ai vari freni a mano tirati. Limitazioni imposte dal costume medesimo, che però, ripeto, è un costume fatto su misura.
-Ma è sempre un costume.
-È così aderente da essere vero quanto il vero, in qualche misura addirittura più veritiero del vero, anche perché potenziale mezzo per raggiungere i propri obiettivi.
-Non mi hai detto con precisione come mai questo costume ti impedisce di continuare la tua personale corrispondenza collettiva.
-Quel che c’era da escavare l’ho scavato. Tolto tutto, rimane poco. E a quel poco è difficile dare una forma concreta di scritto cristiano.
-Sei quindi consumato? Esaurito?
-Tutti finiscono quel che hanno da dire. I più furbi, arrivati a quel punto, si ammazzano. Io ho solo fatto un piccolo harakiri simbolico. In altri tempi avrei potuto pugnalarmi in addome con una stilografica, con discrete possibilità di cavarmela. Nella modernità invece provare a suicidarsi con una tastiera è difficile.
-Potresti ingoiare i tasti.
-Ho delle viscere parecchio reattive.
-Ah.
-Ho solo abbandonato la connessione edonica con quell’attività. Ho abbandonato, o mi ha abbandonato. È meno divertente. Hai terminato le tue domande? Se sì, bravissimo
-No, ne ho ancora qualcuna. Anche se più che di domande da porre si tratta di questioni da aprire.
-No, le questioni no. Le questioni sono un casino. Serve preparare un discorso, a volte addirittura documentarsi. Serve il collocarsi all’interno di una stanza completamente vuota, e riempirla di argomentazioni. È una forma di edilizia, ancor più che di arredo di interni.
-Stai evitando.
-Sto rispondendo a tono.
-Rispondendo a tono evitando.
-Se avessi la tua età sai quanto fiato che avrei ancora? Però ci sono delle colonne d’Ercole che si superano, per questioni meramente anagrafico-biologiche.
-Tu le hai superate?
-Sì, o più che altro, mi hanno superato.
-In che senso?
-Non erano tanto dei miei obiettivi personali, quanto cose che mi sono cadute addosso mentre giocavo a fare il giovane con la testa sulle spalle. Venivano costantemente avversate dalla mia scarsa voglia di impegnarmi, ma alla fine l’hanno spuntata loro. Con un lieve ritardo.
-E quindi, qual è il nesso con il fatto che non puoi scrivere più?
-Ho altre cose da fare, ora. Ho altre questioni da sbrigare, ora. Traggo soddisfazione da altro.
-E sei abbastanza soddisfatto?
-È difficile trarre un giudizio sintetico sulla cosa. Boh. Me la faccio comunque prendere abbastanza bene.
-Quindi non scrivi perché hai altro da fare?
-Anche.
-E non hai dei momenti liberi?
-Parecchi. Anche troppi. Nei fine settimana. Nei pomeriggi infrasettimanali. Le domeniche però, quelle sono bastonate. Non c’è rimedio alle domeniche.
-Forse su questo non ti si può dare torto.
-Bene.
-Ma rimani nel tuo recinto. Hai dato troppe risposte, troppe giustificazioni.
-Nel determinismo di un evento ci posso essere varie concause.Non pensavo di essere davvero tipo da evisceramento di questione biografica.
-Se di altro non ti occupi, è chiaro che poco hai di che parlare, al di fuori di te stesso.
-C’è una grossa limitazione in quello che dici. Lo scrivere non corrisponde al parlare. Lo scrivere deve essere sostanziale. Lo scrivere per scrivere è ridicolo, miserabile, nullo, non degno di considerazione, ma degno, al massimo, di pietre scagliate.
-Come sei severo.
-Il mondo è troppo grande. Servono dei filtri. Le livelle son pericolose. A quel punto, se livellato, il mondo diventa indecifrabile. Troppo farcito di spazzatura per essere degno di essere amato.
-Applichi lo stesso spirito censore da giudice fanatico anche a te stesso?
-Diversamente, se non lo facessi, sarebbe tutto parecchio più facile. Ma se non lo facessi correrei un rischio ben più grosso.
-Quale?
-Quello d’essere come tutti gli altri.
-Che presuntuoso.